GUIDA AL TRATTAMENTO DEI PAZIENTI CON LARS PER IL PERSONALE SANITARIO
Data: 25/09/2025
La sindrome da resezione anteriore bassa (LARS) rappresenta una delle complicanze funzionali più frequenti e invalidanti dopo chirurgia rettale con conservazione dello sfintere. Si stima che colpisca fino all’80% dei pazienti sottoposti a questo tipo di intervento, sebbene con livelli di gravità diversi. La sindrome si manifesta attraverso un ampio spettro di sintomi, che includono urgenza defecatoria, incontinenza fecale, aumento o riduzione della frequenza evacuativa, evacuazioni frammentate e sensazione di svuotamento incompleto. Tali disturbi hanno un impatto significativo non solo sulla funzionalità intestinale, ma anche sul benessere complessivo del paziente, condizionando la vita sociale, la sfera psicologica, la percezione della propria immagine corporea e della propria autonomia.
Nonostante la crescente attenzione scientifica e clinica rivolta alla LARS negli ultimi anni, la sua gestione rimane ancora complessa e disomogenea. L’assenza di criteri diagnostici universalmente accettati, la varietà di strumenti utilizzati per la valutazione dei sintomi e l’eterogeneità degli approcci terapeutici hanno contribuito a creare un quadro frammentato, limitando la possibilità di confrontare in maniera attendibile i risultati delle diverse esperienze cliniche e degli studi di ricerca.
Malgrado queste criticità, le evidenze più recenti sottolineano l’urgenza di adottare un approccio standardizzato e multidisciplinare alla sindrome. Non si tratta soltanto di riconoscerne precocemente i sintomi, ma di costruire un percorso di cura che coinvolga più figure professionali, capaci di integrare competenze diverse e complementari. La collaborazione tra chirurghi, oncologi, infermieri, fisioterapisti, nutrizionisti e psicologi si rivela infatti essenziale per fornire un’assistenza globale e realmente centrata sul paziente; in un modello assistenziale multidisciplinare ogni figura professionale contribuisce con le proprie competenze specifiche: il medico garantisce la diagnosi e l’impostazione terapeutica, l’infermiere assicura il monitoraggio continuo del paziente, il fisioterapista interviene nel recupero funzionale del pavimento pelvico, il nutrizionista adatta la dieta alle nuove esigenze dell’intestino, lo psicologo sostiene l’elaborazione emotiva della malattia e la qualità delle relazioni.
Il presente libretto nasce con l’obiettivo di offrire una informazione di base agli operatori sanitari che si trovano a gestire pazienti affetti da LARS, con un’attenzione particolare al contesto post-chirurgico del carcinoma del retto offrendo a tutti i professionisti coinvolti indicazioni pratiche e strumenti concreti, utili non solo per la diagnosi e il monitoraggio, ma anche per la pianificazione di un percorso terapeutico personalizzato. Infine, il libretto vuole sensibilizzare l’intera équipe sanitaria sull’importanza del supporto continuativo e strutturato al paziente, con la promozione della comunicazione e della collaborazione interprofessionale.
Si ringraziano gli autori per aver dedicato il loro tempo a questo progetto, sviluppato con la preziosa collaborazione di Giulia Alessandrini, Alessandra Bertozzi, Nicola Clemente, Francesca Croci, Marco La Torre, Mara Lastretti, Valeria Picello.
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PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO
PERCORSO DIAGNOSTICO-TERAPEUTICO TUMORI DEL COLON-RETTO
Data: 20/09/2011
Nei paesi occidentali il cancro del colon retto (CCR) rappresenta il terzo tumore maligno per incidenza e mortalità. E` il cancro più comune del tratto gastro-intestinale, la cui incidenza stimata in Italia nel 2009 è di 69 nuovi casi su 100.000 abitanti per i maschi e 38 su 100.000 abitanti per le femmine. La mortalità è di 21/100.000 e 11/100.000 abitanti nei maschi e nelle femmine, rispettivamente. La malattia è più frequente a partire dai 60 anni, raggiunge il suo picco verso gli 80 anni colpendo in egual misura uomini e donne, il 6-8% dei casi viene però diagnosticato in pazienti con meno di 40 anni. Al momento della diagnosi il 10% dei pazienti ha un tumore in situ, il 30% ha diffusione locale, il 30% regionale e un altro 30% ha un tumore metastatico.
Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento delle diagnosi di CCR, per un miglioramento dell’iter diagnostico, ma ad una diminuzione della mortalità, attribuibile soprattutto alla diagnosi precoce (programmi di screening) e al miglioramento della terapia.
Nonostante tali progressi la sopravvivenza a 5 anni rimane complessivamente all’incirca del 40-60 % (90% per i tumori con diffusione locale, 60% a distanza, 5% per i cancri metastatici).
Diapositive Esplicative NCCN:
Cancro del colon
Cancro del retto
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